“Nei suoi venti non ho paura di perdermi/ concretamente confido nei sensi del mio dromedario/ e delle lezioni di mio nonno”.
Questi sono alcuni versi tratti dalla poesia “Domanda loro” di Bahia Awah che emerge sottile in un divenire di richiami legati a un passato remoto. Lo stile inconfondibile lascia il poeta in un miraggio di scelte pellegrine, refrattarie ma che si lanciano in vecchi nodi mai risolti. La vita spesso porta chi scrive a ripercorrere alcuni sentieri messi da parte che non si possono dimenticare, ma si possono reinterpretare sotto una chiave di valori autentici. Bahia cerca di ricucire come in un puzzle attraverso i suoi versi la sua infanzia perduta e il suo essere diventato un poeta errante che si perde tra la natura e i paesaggi di un Sahara Occidentale ben decodificato. Ricordi questi che lo hanno influenzato nel suo essere sempre in balia di un vento che si assapora nel deserto del Sahara.
Le sue poesie restano in bilico, ma si toccano al calare della sera tra immagini spesso ricoperte di azzurro, di occhi di donna, cammelli e di notti pacifiche tra le steppe della sua “jaima”. Bahia Awah non ha mai smesso di occuparsi di “poesia sahrawi”, pur vivendo in Spagna. Le sue voci liriche si incontrano in luoghi differenti, da Fez, Tanger a Meknez per arrivare a Granada. I suoi ideali di pace e il suo modo di vivere la poesia nel mondo gli hanno permesso di valorizzare soprattutto il territorio e di tramandare le sue origini di discendente saharauita, non perdendo mai di vista i suoi obiettivi di uomo portatore di pace. L’epicentro di tutta la sua raccolta poetica è la poesia “Un Giorno di Pace”, che narra di un giorno di pace nel quale tutto si converte in simbolo, quasi come a volersi ricongiungere con il suo nemico di guerra. Un dialogo che porta il lettore a perdersi nei versi che si incontrano sempre nei giorni di armonia per il popolo saharaui, lasciando un messaggio rivolto al mondo.
Video: