Con la vittoria della dittatura del profitto sulla dittatura del proletariato, sorse il concetto della “fine delle utopie” – come se una dittatura, per quanto ben intenzionata possa essere all’inizio, avesse anche solo un briciolo in comune con l’utopia, senza rappresentare in realtà il suo opposto. Questa menzogna, diffusa in tutto il mondo dai media e dagli intellettuali accomodati, usando tutti i mezzi di mani-polazione di massa, non è solo un crimine contro l’umanità, un insulto alla dignità umana e un patetico tentativo di derubare le persone del loro destino naturale per la realiz-zazione della libertà e dell’autodeterminazione, ma una men-zogna semplice e struggente, stupida ed oltraggiosa, perché ignora la cosa più naturale, che in sé sarebbe solo un prerequisito materiale della realizzazione dell’utopia:
Che nessuno al mondo soffra più la fame.
Che nessuno al mondo debba più temere l’arbitrarietà dei potenti.
Che nessuno al mondo sia costretto a umiliarsi per soprav-vivere.
Che tutti gli esseri umani abbiano accesso ad acqua potabile pulita.
Che tutti gli esseri umani abbiano accesso all’istruzione, alla conoscenza e alla ricerca.
Che tutti gli esseri umani abbiano il diritto di vivere la loro fede.
Che tutti gli esseri umani sviluppino le proprie capacità individuali e possano realizzare la propria diversità, la più grande ricchezza dell’umanità, a proprio vantaggio.
Ma la realtà ci dimostra che ci troviamo dinnanzi all’esatto contrario.
Mai prima d’ora ci sono state così tanta fame, miseria e malattie, così tante guerre civili e religiose, mai prima d’ora sono state prese delle misure così drastiche per isolare gli esseri umani l’uno dall’altro per poterli dominare come avviene oggi.
Tuttavia, mai prima d’ora nell’intera storia dell’umanità ci sono state delle possibilità materiali così sviluppate per consentire a tutti gli otto miliardi di persone di realizzare il loro diritto all’autorealizzazione, che però viene abusata in modo tale dall’uno per cento dell’umanità fino a rendere impossibile la realizzazione dell’utopia per il resto dell’uma-nità, mettendo in campo il terrore economico e psicologico, la guerra e il genocidio.
Mezzo millennio di sviluppo della scienza e della tecnologia hanno permesso di ottenere dei risultati giganteschi, mediante i quali ogni singolo essere umano potrebbe non solo disporre di acqua potabile, conoscenza e di un tetto sopra la testa, ma soprattutto dovrebbe lavorare solo per due ore giornaliere.
È da questo punto che parte il manifesto dell’utopia di ProMosaik, è qui che inizia, è su questo che si basa – andando poi oltre.
Non c’è niente di nuovo in tutto questo: tutte le religioni, tutte le visioni del mondo e le filosofie positive nel mondo hanno formulato, predicato e richiesto questi valori per migliaia di anni.
Il fatto che questi obiettivi non solo non vengono realizzati, ma che in tutto il mondo minaccia di dilagare il bio-fascismo, rende questo manifesto e il suo richiamo a quello che è necessario e possibile così incoraggiante e soprattutto urgente.
Questo manifesto non solo descrive i valori necessari alla sopravvivenza, i loro contenuti, i loro obiettivi e le loro possibilità – ma descrive soprattutto l’atteggiamento delle persone necessario alla loro realizzazione – un atteggiamento che viene sempre più divorato dalla dittatura del profitto interiorizzata nell’inconscio.
Questo manifesto ci ricorda ciò che per l’essere umano dovrebbe essere naturale e ciò che dovrebbe suscitare un senso di imbarazzo in tutti coloro per i quali non è qualcosa di naturale.
Questo manifesto è un invito a tutti ad iniziare finalmente e in modo inarrestabile a fare tutto il possibile per metterlo in pratica nel loro piccolo e a livello globale.
Grazie infinite, Milena.
Christoph Wackernagel, Bamako, 16 marzo 2021
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