Milena Rampoldi, Il racconto Wardé Al-Hani di Gibran fra autobiografia e critica sociale

 

In queste pagine ci proponiamo di presentare un grande autore del calibro del libanese Khalil Gibran (1883-1931), collocandolo all’interno del panorama letterario e filosofico del primo Novecento.

 

Si tratta, in primo luogo, di rappresentare, a grandi linee, la biografia dell’autore e poeta di origine libanese, contestualizzandola nella situazione storica e culturale-religiosa del suo tempo. Ma, quello che maggiormente ci preme rilevare con più attenzione, è l’intreccio fra la vita interiore di Gibran e il riflesso della stessa all’interno di tutte le opere dell’autore, sebbene alcune di esse, come vedremo, rivelino un accento autobiografico più marcato rispetto ad altre.

 

A nostro avviso, non appare fondamentale trattare della situazione e delle problematiche delle minoranze cristiane in terra islamica, in quanto Gibran si distacca, fin dai primi anni della propria carriera artistica e spirituale, dalla situazione sociale e dal feudalesimo maronita, che non indugia ad attaccare violentemente.

 

Inoltre, per quanto attiene all’elaborazione della figura di Gesù ad opera di Gibran, essa rimane pur sempre molto personale, e non riflette affatto il rapporto fra i testi sacri islamici e quelli cristiani, non affronta cioè a livello dogmatico – o anche sinottico – questioni esegetiche, ma desidera coglierne lo spirito, interpretandolo con il narcisismo prettamente gibraniano, del quale avremo occasione di trattare.

 

Si è cercato, in questa sede, di mettere in rilievo il distacco operato, da parte del nostro autore, nei confronti del suo contesto religioso originario della chiesa maronita libanese, della quale suo nonno fu un autorevole rappresentante. L’ambiente religioso e istituzionale in cui vive, viene percepito dal giovane Gibran come oppressivo e ipocrita, e le sue finali contraddizioni di esaltazione mistico-narcisistica del sé, correlate come avremo occasione di rilevare, anche alla sua progressiva ed iterativa negazione dell’assoluta trascendenza divina, affermata dalle religioni monoteistiche, a favore di un panteismo spinoziano, lo avvicinano, dal punto di vista della concezione antropologica, all’umanesimo neoromantico, come quello dello scrittore tedesco suo contemporaneo, Hermann Hesse (1877-1961).

 

Nella seconda parte di questo saggio, l’obiettivo sarà quello di analizzare in dettaglio il racconto Ward é Al-Hani, incluso nel testo gibraniano del 1908, recante il titolo al-arwah al-mutamarrida, in traduzione italiana “Spiriti Ribelli”, nel quale il nostro autore sviluppa la sua critica nei confronti del matrimonio di convenienza, delle ingiustizie sociali, dell’ipocrisia del matrimonio, contrario al vero amore, ed infine al potere della Chiesa maronita libanese, che si permette di giudicare i veri credenti, bandendoli come miscredenti. Vedremo comunque che la critica dell’autore si rivolge alla Chiesa in generale, indipendentemente dal luogo e dal tempo.

 

La conclusione filosofica alla quale l’autore perviene, in seno alle sue riflessioni sull’istituzione del matrimonio religioso, è il dualismo intrinseco che oppone le istituzioni sociali, delle quali fa parte anche la religione, ai sentimenti del cuore dei singoli individui.

 

Abbiamo scelto di analizzare e tradurre parte di questo racconto facente parte della raccolta, con l’intento di voler indagare la convergenza, in Khalil Gibran, tra due tendenze culturali fondamentali: il misticismo e il laicismo veteroilluminista, che denunciano forse, come scrive il critico italiano Roberto Rossi Testa, “la difficoltà dell’autore a ricomporre in sé le culture che aveva incontrato e attraversato” (1).

 

Presentiamo dunque le pagine scelte in originale arabo, del racconto Ward é Al- Hani, seguite dal nostro tentativo di traduzione in lingua italiana. Alla fine del nostro lavoro abbiamo poi collocato l’apparato di note e la bibliografia, che comprende due parti: la prima riguarda le opere di Gibran da noi utilizzate per la stesura delle presenti pagine, mentre la seconda elenca i testi dei quali ci siamo avvalsi per la contestualizzazione dell’autore e per comprendere le motivazioni e gli sviluppi artistici della sua personalità alquanto complessa dal punto di vista filosofico.

 

In appendice riproduciamo dunque le pagine del racconto nel testo originale arabo.

 

Qui trovate un breve video di presentazione sul libro.