Hala Farrag in questo saggio affronta la tematica dell’elaborazione estetica dello spazio in due autori, uno appartenente ai tedeschi dei Sudeti e l’altro palestinese.
Oltre 3 milioni di tedeschi dei Sudeti furono sfollati dopo la capitolazione tedesca del 1945 e all’indomani della fondazione dello Stato cecoslovacco. Una cosa simile avvenne in Palestina in seguito alla fondazione dello stato di Israele che andò di pari passo con la nakba, la grande catastrofe che coincise con l’espulsione di milioni di palestinesi dalle loro terre natali.
La perdita dello spazio vitale, che si può chiamare terra natale o patria, per la vittima significano perdita di identità e vuoto identitario. Questi temi legati all’esilio e alla perdita della “casa” in senso fisico e simbolico vengono affrontati nei due autori che la Prof. Farrag paragona tra loro dal punto di vista retorico, analizzando i loro simboli di spazialità e la loro rappresentazione estetica.
Il primo è Josef Mühlberger (1903-1985), noto autore tra i tedeschi dei Sudeti che per tutta una vita si impegnò per la promozione del dialogo interculturale tra tedeschi e ceci. Nel 1946 dovette lasciare la sua città natale Trautenau per fuggire in Germania.
Il secondo è il palestinese Ghassan Kanafānī (1936-1972) che a differenza dell’autore dei tedeschi dei Sudeti morì molto giovane, vittima di un attentato israeliano volto a fermare per sempre il suo fervore politico nell’ambito della letteratura della resistenza (Adab al-Muqawwama).
L’importanza dello spazio per i processi del pensiero, di cui fa parte anche la memoria, è dimostrata, tra l’altro, dal fatto che in numerosi sistemi linguistici gli aspetti astratti trovano espressione mediante valori di carattere spaziale. Qui in contrapposizione a lì corrisponde spesso alla dicotomia tra il proprio, la propria patria in contrapposizione all’altro, lo straniero.
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