Taha Jabir Alalwani – L’Apostasia nell’Islam

 

L’essenza della fiducia assegnata agli esseri umani, in base alla quale essi risultano meritevoli del ruolo di vicario di Allah sulla terra, risiede nella completa e assoluta libertà di scelta e dunque anche di libertà religiosa. In Corano 2:256 infatti
Allah dice: “Non ci sarà coercizione alcuna nelle questioni di fede”. In altri versetti coranici Allah dice ad esempio: “…a te incombe il comunicare, a Noi la resa dei conti” (Corano, 13:40); “Di’: «La verità [proviene] dal vostro Signore: creda chi vuole e chi vuole neghi»” (Corano, 18:29).

 

Sarebbe impossibile per il Corano affermare libertà di scelta per gli esseri umani in più di duecento versetti e poi condannare in modo tanto severo coloro che esercitano questo libero arbitrio, in particolare quando non hanno commesso nulla che possa fare del male ad altri ad eccezione di loro stessi. Dunque la conclusione è semplice:

 

La pena di morte per apostasia non è islamica.

 

Ma nella storia e fino ad oggi molti giuristi e teologi musulmani continuano a giustificarla, in quanto vedono l’apostasia come un pericolo sociale e politico, mentre invece è una scelta personale ed individuale, privata di un credente che esercita il diritto di non credere.

 

L’autore in questo contesto scrive: “Quei giuristi musulmani che sostenevano la pena di morte per l’apostata generalmente agivano secondo tale orientamento basandosi sul fatto che, all’epoca in cui vivevano, l’apostasia, intesa come cambio delle proprie credenze, era frequentemente il risultato di un completo allontanamento dalla fedeltà nei confronti della comunità musulmana, un rifiuto dei sistemi, delle leggi e della cultura ad essa collegati. Dato questo contesto, la miscredenza religiosa veniva considerata come un totale rifiuto di tutte le fondamenta da cui sorse la comunità musulmana.”

 

la ikrah fi din promosaik

Il presente studio si è prefisso l’obiettivo di fornire un modello per delle analisi serie volte alla revisione del retaggio islamico, ad opera degli stessi musulmani e che risultano quanto mai necessarie.

 

Quando la vera comprensione degli intenti e dei valori più alti del Corano e della Sunna comincerà a diffondersi, ciò andrà a costituire una fonte di forza, di quel genere che non potrà mai derivare dal mero estremismo e da un fervore cieco per la difesa dell’Islam; fornirà invece ai musulmani uno strumento che deriva da una fondata e significativa consapevolezza che impone il rispetto degli antagonisti e dei detrattori dell’Islam. Dunque l’Islam ritorna ad essere se stesso, ovvero una religione che rispetta la libertà religiosa.

 

Traduzione italiana di Milena Rampoldi, ProMosaik.

 

 

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